ITIS "Michele Maria Milano"

ITIS "Michele Maria Milano"

Scuola secondaria 2° grado - Polistena (RC)

SIAMO TORNATI !

Oggi 1 settembre 2020, dopo mesi di buio e di ansia, le aule si sono popolate per la prima giornata di corsi di recupero. Nessuno è arrivato in ritardo, e si sono dovuti solo effettuare degli aggiustamenti per l’inedito fenomeno degli “imbucati”, ovvero dei ragazzi che si sono presentati senza essere stati convocati e quindi senza aver fatto registrare insufficienze negli scrutini di giugno.

Serietà, consapevolezza, responsabilità hanno improntato questa particolare giornata scolastica, memorabile come la fotografia  che raffigura sette bambini e una donna appesi a un cavo d’acciaio teso tra le due sponde del fiume Panaro. Correva l’anno 1959, e il ponte di Samone, utilizzato dagli scolari di Guiglia, nell’Appennino Modenese, per andare a scuola, era crollato sotto i bombardamenti. Il grande fiume incute paura, ma a scuola si deve andare, perché il tempo della formazione non si ferma e perché un mondo senza mobilità sociale, che ti condanna a riprodurre all’infinito i destini dei tuoi genitori, fa ancora più paura. Per gli scolari sono state realizzate delle carrucole e delle imbracature di cuoio;  bisogna afferrare il cavo con le mani e tirare, magari pensando a un gioco ma in realtà facendo fatica.  La foto di Franco Gremignani, fotoreporter di Publifoto che concluderà la sua carriera al Corriere della Sera, racconta una storia senza tempo dove il  sacrificio si intreccia con la speranza, e alcune cose si qualificano come necessarie e ineluttabili.

Anche voi, ragazzi, oggi vi siete aggrappati alla fune d’acciaio e vi siete diretti con tutte le vostre forze verso l’altra sponda del fiume, perché una scuola vi ha aperto le sue porte e vi ha offerto, in cambio del vostro impegno, un futuro e un mondo migliore. Grazie per esserci stati, per aver sconfitto la paura e per aver gettato le basi del rientro alla normalità. Da oggi anche noi adulti avremo meno paura del grande fiume, e non proveremo imbarazzo per le mani scorticate dalla fune. Raccontate pure che noi gente del “Conte Milano”, costruttori di futuro per vocazione, siamo tornati.